Qualche giorno fa è venuto a mancare uno dei giocatori della squadra maschile Ascot Triante: Filippo Bolognesi. Ci ha lasciato il 29 settembre, dopo aver combattuto per lungo tempo contro una brutta malattia. Un ragazzo sempre felice, sorridente, un vero amico.
Una cosa che ha sempre catturato la mia attenzione è che Pippo era conosciuto da un sacco di gente. Soprattutto negli ultimi tempi mi sono accorto che tante, tantissime persone, anche tra i miei amici, sapevano chi fosse. Il dialogo era più o meno questo: io esordivo con “Ma anche tu conosci Filippo” e dall’altra parte la risposta era sempre la stessa “Chi Filippo? Bolognesi? Ma certo che lo conosco, lui è un grande!”
Un GRANDE. Era sempre questa la risposta. Questa banale parola della lingua italiana, che può essere usata in milioni di modi diversi, è forse il termine che meglio riassume chi è il nostro mitico numero 8. Pippo è l’amicone, è il compagno di giochi, è quello sempre pronto alla battuta, è quello che sta li ad aiutarti. In questa frase ho usato volutamente il verbo al presente, perché Filippo E’ così, e lo sarà sempre.
E’ arrivato in Ascot un po’ in sordina, in maniera sorprendente: lui era di Monza, ma negli ultimi anni aveva abitato in varie zone del mondo, tra Spagna, Africa e Marocco. Poi era tornato a Monza, voglioso di rimettersi in gioco. La vicinanza a Triante aveva contribuito, e così è entrato negli OMA. In pochissimo tempo si è subito integrato, diventando colonna portante di questa squadra.
Il resto è storia. Una cosa che mi è sempre piaciuta di Bolognesi è il suo amore sconfinato per la pallavolo. Non gli è mai interessato contro chi giocavamo, non aveva idea di quando si doveva disputare un incontro, quanto fosse importante. Non ha mai guardato le classifiche dei vari gironi, non glien’è mai fregato nulla del campionato. A lui importava solo giocare, stare in campo, tirare la palla. Era quello che gli piaceva fare, l’unica cosa bella. L’ho sempre ammirato e tanto anche per questo: nonostante fosse un ragazzo proveniente da categorie molto superiori alla nostra, non ha mai avuto problemi di “abbassarsi” al nostro livello. Lui voleva solo giocare.
Purtroppo, ormai un anno e mezzo fa, dopo un piccolo malessere, ha scoperto di avere un brutto male. Da qui l’inizio della lunga battaglia, combattuta sempre con grande dignità. Un periodo ricco di cure, attese e speranze. Qualche notizia buona all’inizio è arrivata, poi tanti peggioramenti ne hanno minato il fisico e, alla fine, anche il morale. Ho avuto il piacere di andarlo a trovare qualche giorno prima della morte e ho visto un Pippo ormai rassegnato al peggio, arreso al fatto che la fine fosse vicina. Poi la notizia della morte e il dolorosissimo saluto.
Ci lascia sicuramente il miglior giocatore uomo che abbia mai indossato la maglia dell’Ascot, ma soprattutto ci lascia un immenso uomo. Buon viaggio Pippo, sei un GRANDE.