Sabato pomeriggio, cielo limpido, campo in perfette condizioni e una certezza ormai proverbiale: gli avversari dell’Ascot sono sempre più alti. E non di poco. Più che una partita di calcio, sembrava una riedizione de “Il piccolo principe contro i giganti di Brobdingnag”. Anzi, per citare Jonathan Swift: “Alcuni sono nati grandi, altri conquistano la grandezza… e poi ci sono quelli del Caronno che nascono direttamente alti un metro e settantacinque a dieci anni”. Più che una partita di calcio, sembrava una gita scolastica mal riuscita, dove i nostri si erano per sbaglio iscritti al torneo dei fratelli maggiori. Metà giocatori del Caronno sembrava la custodia dei nostri.
Il match si apre con un primo tempo che fa ben sperare. L’Ascot, armato di coraggio, spirito di sacrificio e parastinchi ben stretti, tiene testa ai giganti di Caronno. Due le occasioni limpide nostre: un contropiede spazzato via da un fallo “tattico” (leggi: maglia strattonata con fallo da ultimo uomo) che ha lasciato l’aroma di “cartellino giallo” nell’aria e un palo all’ultimo secondo, che ha fatto tremare più i genitori in tribuna che il portiere avversario.
Il match parte con un primo tempo sorprendentemente equilibrato. I nostri, armati di cuore e caviglie agili, si difendono come eroi greci in inferiorità numerica. Due le occasioni nitide: un contropiede fermato con un fallo tattico che ha lasciato l’aroma di “cartellino giallo” nell’aria, e un palo colpito all’ultimo secondo, che ha fatto tremare più i genitori in tribuna che il portiere avversario.
Nel secondo tempo, ahinoi, la gravità ha iniziato a farsi sentire. I centimetri e i chili in più del Caronno cominciano a pesare come i compiti del lunedì mattina. Gli ospiti trovano il vantaggio, con l’eleganza di chi può colpire di testa senza nemmeno saltare e, con esso, anche un certo gusto a correre più veloci e spingere un po’ di più.
Il terzo tempo è un piccolo dramma in tre atti. Tra calo fisico e sconforto, l’Ascot cede il passo. Il Caronno segna a ripetizione, quasi con rispetto, come chi sa che sta giocando contro dei futuri campioni… ma in fase di crescita. I nostri tengono duro, ci mettono grinta, ma come disse Oscar Wilde: “Si può resistere a tutto tranne che alla gravità… e a un centrocampista di 1,75”.
Il fischio finale sancisce un 0-6 fin troppo severo per l’Ascot. Ma il coraggio, si sa, non si misura in gol. E neanche in centimetri. I nostri escono dal campo sconfitti nel risultato, ma non nello spirito. Del resto, come diceva Antoine de Saint-Exupéry: “Tutti i grandi sono stati piccoli. Ma pochi di essi se ne ricordano.” E noi? Noi ce lo ricorderemo. E li batteremo… appena guadagneremo quei 20 centimetri in più.